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Viaggio a tappe verso lo spazio – Enerbrain e l’economia circolare nel mercato dell’energia

By Attilio Di Sabato

Cosa ci fanno un cowboy e un astronauta in questo articolo?

Siamo sempre più consapevoli dell’impatto che i processi produttivi hanno sul nostro pianeta e del cambiamento di paradigma necessario per rendere virtuoso lo sviluppo economico dei paesi, riducendo l’impatto ambientale e l’utilizzo delle risorse.

Per questa ragione abbiamo deciso di illustrarvi le differenze tra il modello di economia lineare e quella di tipo circolare tramite una rappresentazione che troviamo semplice ma illuminante.

 

Leggere per credere!

Economia tradizionale vs Economia circolare

economia lineare

Il modello economico tradizionale si distingue negativamente per non tenere conto degli effetti dei processi produttivi sull’ambiente, basandosi su uno schema lineare dove le risorse vengono: 

  • Estratte dall’ambiente;
  • Utilizzate per la produzione di beni e servizi;
  • Consumate poi dai clienti finali
  • Immesse nuovamente nell’ambiente sotto forma di rifiuti o in atmosfera sotto forma di emissioni climalteranti.

Ed è qui che arrivano il cowboy e l’astronauta…

Nel 1966, Kenneth E. Boulding, economista inglese e tra i primi fautori dell’economia circolare, definiva nel suo articolo The Economics of the Coming Spaceship Earth” l’economia lineare come quella “del Cowboy” in contrapposizione a quello “dell’Astronauta” descritto da lui nel medesimo articolo.


Come descritto da Boulding, il cowboy è il simbolo delle pianure sterminate, del comportamento instancabile, romantico, violento e di rapina che è caratteristico delle società aperte. Mentre “L’economia chiusa del futuro dovrà rassomigliare invece all’economia dell’astronauta”

Perché proprio un astronauta?

La risposta è semplice e viene dalla consapevolezza di vivere su un pianeta finito con risorse limitate: qualsiasi cosa scartiamo sul Pianeta resta sul Pianeta, che è la nostra astronave!

Il problema è dunque lo smaltimento dei rifiuti prodotti dalle attività umane.

Secondo gli esperti di economia circolare la soluzione che si propone, invece, è ispirata ai processi biologici della Natura dove ogni elemento è continuamente riutilizzato e riciclato. 

 

Da qui il modello circolare che riduce gli scarti riutilizzandoli in altri processi produttivi, diminuendo considerevolmente la quantità di rifiuti complessiva e di conseguenza il bisogno di estrarre nuove risorse.

Cos’è l’economia circolare

economia circolare

L’economia circolare è basata essenzialmente su due grandi cicli: quello biologico e quello tecnologico. Al primo appartengono quegli elementi che possono essere reintegrati nell’atmosfera mentre i secondi si riferiscono ai prodotti tecnici che non possono essere reintegrati nella biosfera, ma che possono essere rivalorizzati tramite il riciclo ed altre azioni circolari.

I 5 modelli di business dell’economia circolare

benefici dell’economia circolare non sono solo ambientali, ma anche economici.

Dal 2010 la Ellen MacArthur Foundation, tra i più importanti enti del settore, delinea tramite i suoi numerosi report le opportunità di business dell’economia circolare. Attualmente moltissime imprese operanti nella green economy prendono in considerazione i seguenti 5 modelli di business; vediamo brevemente insieme come questi modelli sono stati applicati al settore dell’energia:

Input sostenibili

 

L’utilizzo di fonti rinnovabili come ad esempio fotovoltaico ed eolico azzerano quasi del tutto l’utilizzo di risorse naturali per la produzione di energia, eccetto che per quelle utilizzate per la produzione delle componenti tecniche delle tecnologie rinnovabili in questione.

Recupero e riciclo delle risorse

 

Anche l’utilizzo di prodotti o sottoprodotti scartati è fondamentale per la circolarità energetica, ne è un esempio l’utilizzo di rifiuti alimentari, il cosiddetto “FORSU” – frazione organica dei rifiuti solidi urbani – per la produzione di biocarburanti.

Estensione della vita del prodotto

 

La crescente attenzione sulla sostenibilità ha spinto moltissime imprese ad attivare politiche di green procurement e quindi alla definizione di criteri ambientali minimi per i propri fornitori, sottolineando in questi documenti l’importanza di acquistare componenti tecniche durevoli nel tempo grazie ad un’attenta manutenzione ad esempio.

Piattaforma di condivisione


Sempre più utilities stanno lanciando sul mercato piattaforme di sharing per la mobilità sostenibile elettrica, riducendo così il traffico nelle città e supportando l’elettrificazione dei mezzi di trasporto. Un altro tipo di condivisione riguarda la capacità di riserva delle utenze, cioè la messa a disposizione della riduzione dei propri consumi energetici nei programmi di Demand Response.

Prodotto come Servizio

 

Questo modello contribuisce significativamente al cambio di paradigma delle attività economiche: le aziende non offrono più prodotti finali, queste ultime mantengono la  proprietà sui loro prodotti e vendono invece i servizi a loro connessi. In questo modo le imprese possono strutturare al meglio i loro cicli di riutilizzo e recupero dei prodotti, accelerando le azioni volte a ridurre l’impronta ecologica.

Dal “Product as a Service” all’ “Energy as a Service” 

L’ultimo modello presentato sta prendendo sempre più piede grazie alla transizione energetica in corso che punta a rendere centrale la generazione distribuita nello schema energetico. 

Così facendo l’Energy as a Service (EaaS), definizione mutuata da quella inglese di “Prodotto come Servizio”, sposta il focus delle aziende dalla mera erogazione di energia allo sviluppo di una suite di servizi utile al Prosumer, e loro aggregazioni, per la gestione dell’energia autoprodotta, di quella stoccata e della rimodulazione dei propri consumi.

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