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Reporting ESG: un’opportunità per le aziende

By Giuseppe Cais

Il contesto 

 

La diffusione della rendicontazione ESG è spinta da 3 principali driver, parzialmente concorrenti: 

  • la diffusione di nuove normative specifiche

  • i comportamenti degli investitori finanziari,

  • comportamenti spontanei e volontari delle imprese stesse 

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Driver 1: evoluzione normativa


La rendicontazione ESG è rapidamente divenuta una istanza normativa per il mondo corporate: per quanto parzialmente differenti per ogni Paese, negli ultimi anni sono state introdotte leggi o regolamenti volti ad identificare sia le imprese soggette ad obblighi di reporting ESG, sia la natura degli obblighi. 


La spinta normativa ha dato luogo a molteplici iniziative mirate a individuare standard e tabelle di rendicontazione per specifici ambiti di impresa. 

In tutti i Paesi occidentali, ed in particolare nell’Unione Europea, la normativa progredisce verso una estensione degli obblighi di rendicontazione ESG, con una tendenza evidente a incrementare il numero di imprese ed enti coinvolti, nonché gli ambiti oggetto di reporting.

Driver 2: comportamenti degli investitori


Gli investitori finanziari hanno progressivamente introdotto l’utilizzo di informazioni di carattere ESG quali elemento di valutazione degli investimenti finanziari (equity, debito, credito,…). 


La presenza di una ESG investment policy è oramai ordinaria per gli investitori professionali (in alcuni Paesi è obbligatoria); per quanto siano ancora molteplici i modelli di rilevazione e stima del rating ESG, così come le modalità di utilizzo di queste informazioni nei diversi processi di investimento, non esiste investitore professionale che non abbia stabilito come gestire il tema ESG nei suoi processi di investimento. 

Driver 3: comportamenti spontanei delle imprese

 

Negli ultimi 5 anni sono proliferate le iniziative spontanee assunte dalle imprese in ambito ESG: per quanto l’adozione di policy ESG non sia specificamente prevista dalla normativa (salvo per quanto attiene agli investitori finanziari), sono migliaia le imprese che hanno provveduto in tal senso. 

Tra le molte iniziative di “accreditamento” spontaneo, sono migliaia le imprese che si sono spontaneamente sottoposte ad una specifica certificazione “Benefit Corp”, che permette loro di segnalare a clienti/azionisti/investitori la presenza di un intento benefico nell’azione d’impresa, promosso in modo olistico e pervasivo nei processi aziendali. 

 

In alcuni contesti sono divenute comuni certificazioni specifiche (ad esempio in ambito “ambientale”) utili a gestire gli elementi più critici per il core-business della singola impresa.

Le  imprese emittenti hanno visto conseguentemente emergere la necessità di comunicare con frequenze regolari alcune informazioni al mercato, al fine di evidenziare al meglio le proprie caratteristiche di sostenibilità.

Schemi e tipologie di rendicontazione

 

Le imprese hanno dunque rapidamente dovuto attivarsi nella predisposizione di sistemi di rendicontazione utili a catturare nei sistemi informativi aziendali i dati da rappresentare nei template proposti dalle autorità, dagli investitori o dagli organismi di certificazione. 

 

I sistemi di rendicontazione hanno uno “scope” peculiare, in quanto del tutto trasversale rispetto ai processi aziendali: si devono coprire e descrivere le modalità di gestione aziendale di tematiche di tipo ambientale [E], sociale [S] e inerenti il governo aziendale [G]: salvo rare eccezioni, la raccolta di dati e statistiche su questi temi non è direttamente gestita dagli ERP aziendali che si focalizzano generalmente su processi aziendali del core business e/o di tipo verticale. 

 

 

Tipicamente, in assenza di sistemi informativi dedicati, le aziende assolvono agli obblighi di reportistica costruendo un “patchwork” dove ogni singolo ufficio/funzione aziendale produce una parte dei kpi, limitatamente ai temi di diretta competenza e gestione (ad es: HR fornisce dati su composizione dell’organico; General Counsel fornisce dati sulla composizione degli organi societari; Energy manager fornisce dati sui consumi energetici). Idealmente, il framework della sostenibilità viene guidato da specifici enti aziendali abilitati anche al dialogo con stakeholders esterni: anche in questo ambito, i sistemi di rilevazione ed elaborazione non sono abitualmente standardizzati.  

 

 

In sintesi, al momento i processi di reporting non sono arrivati a maturazione (come invece avviene in ambito finanziario, dove il cfo presidia direttamente la filiera di informazioni aziendali di cui gestisce il reporting), ma sono in via di definizione nelle singole aziende seguendo le sensibilità, le modalità organizzative e risorse e sistemi disponibili, con il vincolo della normativa applicabile. 

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